Adottato dal Comitato di Coordinamento Internazionale
15 Ottobre 2023
Il pericolo maggiore nella situazione internazionale continua ad essere il confronto tra il blocco imperialista guidato dagli Stati Uniti e il blocco imperialista Russia-Cina, la cui espressione più acuta è la guerra in Ucraina. Ma altre crisi incombono, tra cui un’imminente e probabilmente grave recessione economica e l’accelerazione del cambiamento climatico, che intensificheranno la miseria di miliardi di lavoratori e contadini in tutto il mondo e porteranno ad altre guerre e migrazioni.
Le potenze regionali stanno manovrando per trarre vantaggio dal confronto tra grandi potenze. Una delle manovre più perniciose è il tentativo di Israele di spezzare la volontà di resistenza del popolo palestinese espandendo gli insediamenti sionisti in Cisgiordania, isolando Gaza come una prigione a cielo aperto e coprendo il suo genocidio con la “normalizzazione” delle relazioni con l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e altri Stati arabi reazionari.
L’attacco di Hamas a Israele lanciato il 7 ottobre, cinquant’anni dopo l’inizio della guerra del 1973 da parte di Egitto e Siria contro Israele, dimostra che il popolo palestinese ha ancora la volontà di resistere. Militarmente è quasi certo che sarà sconfitto, ma politicamente è riuscito a demolire la pretesa che Israele e, dietro di esso, gli Stati Uniti, possano avere una pace senza giustizia in Palestina.
Il popolo palestinese a Gaza, in Cisgiordania e nella diaspora sostiene l’azione di Hamas, qualunque sia il risultato. I popoli arabi la sostengono. La monarchia saudita ha dovuto sospendere il suo avvicinamento a Israele. I lavoratori e i rivoluzionari di tutto il mondo dovrebbero sostenerla come espressione della resistenza palestinese, nonostante le nostre critiche ad Hamas, alla sua strategia del martirio e alle sue uccisioni indiscriminate di civili non armati o in età militare (anche se riconosciamo che ciò è in parte espressione della rabbia dei palestinesi per i massacri e l’espropriazione del loro popolo da parte di Israele).
Dalla parte dei palestinesi, contro lo stato di Israele
In piena autonomia dalla destra religiosa di Hamas, ma sempre dalla parte di un popolo oppresso contro le forze d’occupazione
L’attacco militare di Hamas solleva in queste ore l’onda della solidarietà con Israele da parte di tutta la diplomazia imperialista, ad ogni angolo del pianeta. Tonnellate di ipocrisia rivoltante. Che ignora l’oppressione della Palestina. Che confonde oppressori ed oppressi. Che rimuove le responsabilità decisive dell’imperialismo nel sostegno al terrore sionista.
Da marxisti rivoluzionari abbiamo sempre denunciato la natura politica di Hamas, la Fratellanza Musulmana cui appartiene, il regime con cui governa Gaza, le sue pratiche d’azione contro civili, il sostegno che fornisce alla dittatura dei mullah in Iran o al regime di Erdogan in Turchia. Ma un conto è la battaglia politica contro la destra religiosa dentro il campo della resistenza palestinese al sionismo. Un altro è il sostegno allo Stato sionista contro il popolo palestinese e il suo diritto alla resistenza.
Non abbiamo incertezze su quale campo scegliere. Come ovunque, scegliamo la difesa incondizionata di un popolo oppresso, il suo diritto alla libera autodeterminazione, il suo diritto alla resistenza contro le forze d’occupazione, indipendentemente dalla natura politica delle sue direzioni.
Lo stato d’Israele è nato dall’espulsione del popolo palestinese dalla propria terra attraverso i metodi del terrore. Tutta la storia dell’occupazione sionista della Palestina si regge sulla pratica del terrore. Terrore praticato dalle forze militari di occupazione e dai coloni. Terrore in Cisgiordania, dove si sono insediati ormai ben 700000 coloni. Terrore nei confronti della popolazione di Gaza, contro cui Israele negli ultimi diciotto anni ha già condotto sei guerre, con diverse migliaia di palestinesi assassinati.
Proprio l’attuale governo di estrema destra di Netanyahu ha esteso e moltiplicato i metodi terroristici contro i palestinesi e i loro diritti. Basti pensare alle barbare operazioni condotte recentemente dalle truppe sioniste nei campi profughi di Jenin.
Parlare, tanto più oggi, del “diritto di Israele alla propria difesa” è semplicemente la spudorata difesa del terrorismo quotidiano del sionismo.
A chi invoca la “pace in Medio Oriente” diciamo che non vi sarà mai alcuna pace possibile tra uno stato che opprime e un popolo oppresso. Che tutti i cosiddetti accordi di pace con Israele, come i famosi accordi di Oslo del 1993 (benedetti dalle sinistre riformiste di tutto il mondo), si sono rivelati un inganno per i palestinesi. Che solo la distruzione rivoluzionaria dello Stato d’Israele, dei suoi fondamenti giuridici, confessionali, militari, potrà liberare la Palestina, consentendo ai palestinesi il diritto al ritorno nella propria terra. Che solo la piena e libera autodeterminazione del popolo palestinese potrà permettere una pacifica convivenza con la minoranza ebraica. Che solo riconducendo la resistenza palestinese ad una prospettiva socialista, in Palestina e in tutto il Medio oriente, sarà possibile realizzare questa soluzione storica, l’unica soluzione reale della questione palestinese.