2 dicembre 2023
Nel marzo del 1997 alcune organizzazioni trotskiste di diversi paesi, tra cui il Partido Obrero di Argentina, l’Opposizione Trotskista Internazionale (con sezioni principali in Italia e negli USA), a cui si aggiunse immediatamente il Partito Operaio Rivoluzionario (EEK) di Grecia, coscienti della necessità di uscire dall’impasse della situazione dell’avanguardia rivoluzionaria mondiale, lanciarono, in una conferenza svoltasi a Genova in Italia, un appello per la rifondazione della Quarta Internazionale. Per tale rifondazione, coscienti che la dispersione del movimento trotskista aveva portato ad esperienze e tattiche diverse, essi indicarono la necessità, per le organizzazioni, internazionali o nazionali e i militanti che avessero voluto prender parte a questo processo, di concordare, a parole e nei fatti, con pochi punti fondamentali che costituivano la base del carattere realmente rivoluzionario di ciascuno di essi.
Su questa base si costituì, purtroppo in forma non centralista democratica, il Movimento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (MRQI). Purtroppo, di fronte ai primi, inevitabili fallimenti dei tentativi di raggruppamento con altre forze trotskiste, il PO e il suo “leader maximo” Jorge Altamira lasciarono nei fatti decadere la battaglia indicata nel documento di Genova.
Un piccolo soprassalto si ebbe nel 2004 quando, anche in riferimento al grande sviluppo politico e numerico del PO nella crisi prerivoluzionaria degli anni precedenti in Argentina e, in misura minore, della sezione italiana (che costituirà di lì a poco il Partito Comunista dei Lavoratori), dell’EEK e anche dell’organizzazione turca (DIP), il vecchio MRQI si trasformò in Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI), su basi centraliste democratiche, almeno formalmente.
Ma anche lì, il mancato sviluppo rapido verso la rifondazione della Quarta e gli elementi di nazional-trotskismo sempre presenti nel PO e soprattutto nel pensiero teorico e pratico di Jorge Altamira, fecero sì che il CRQI non funzionasse mai come una vera organizzazione internazionale e, con un lento percorso, morisse, senza nemmeno uno scioglimento formale.
Oggi noi abbiamo ricostruito la OTI. Non riteniamo di essere né, ovviamente, l’Internazionale rifondata, né, ad oggi, la frazione bolscevica del movimento trotskista. Pensiamo di essere un piccolo raggruppamento internazionale in lotta per raggruppare i primi mattoni della frazione che potrà progressivamente, ed anche attraverso il raggruppamento rivoluzionario, avanzare verso la futura internazionale. Noi abbiamo combattuto per vent’anni l’abbandono da parte del PO e di Jorge Altamira dell’appello di Genova che, con pochi cambiamenti legati solo ai nuovi sviluppi della situazione internazionale (Cina e Russia in particolare) e con alcune precisazioni, resta valido anche oggi, e che pertanto riproponiamo qui di seguito.
A nostro avviso, Cina e Russia sono diventate non solo capitaliste, ma anche imperialiste, nel senso marxista del termine. Alcune altre organizzazioni trotskiste considerano la Cina e la Russia come “grandi potenze” capitaliste, non ancora pienamente imperialiste. Se accettano la posizione di disfattismo bilaterale tra Cina e Russia e gli Stati Uniti e le altre potenze imperialiste consolidate, noi la consideriamo un’incoerenza da parte loro, ma non un ostacolo alla rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria.
Appello
I mutamenti in corso nella situazione mondiale, in particolare l’acuirsi della crisi capitalistica mondiale e lo sviluppo sia pure contraddittorio dei movimenti di massa, impongono a tutte organizzazioni che si richiamano all’eredità del marxismo rivoluzionario di rifondare una Internazionale rivoluzionaria sui programmi originari della Prima, Seconda, Terza e Quarta Internazionale, sia che si presenti come Quarta Internazionale rifondata, sia che si presenti come Quinta Internazionale, per offrire all’avanguardia operaia del mondo un orientamento e un’organizzazione, raggruppando il meglio delle forze e dei militanti trotskisti nel mondo, accanto all’avanguardia della lotta della classe operaia e del proletariato tutto e quella dei vari movimenti di massa non direttamente proletari (femminile, ecologista, antirazzista, anti-sciovinista, LGBTQIA+, etc.). Fermo restando che nessun movimento può trasformarsi di per sé in Internazionale rivoluzionaria e che la coscienza rivoluzionaria non è mai spontanea nelle masse, ma deve essere portata ad esse e anche alla loro avanguardia dall’esterno dall’avanguardia cosciente marxista organizzata politicamente. Nessuna organizzazione esistente può definirsi né per forza organizzativa né per linea politica una Internazionale rivoluzionaria. In particolare, né l’ex Segretariato Unificato (pablista-mandelliano), né la cosiddetta “Quarta Internazionale ricostruita” (lambertista), sono in qualsivoglia modo la Quarta Internazionale del presente, né possono essere riformate per diventarlo.
A nostro avviso le basi per una discussione sulla rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria dovrebbero indicare:
1. la validità della lotta per la rivoluzione socialista mondiale e la dittatura del proletariato, con la distruzione dell’apparato dello Stato borghese e la costruzione di uno Stato operaio su scala nazionale, internazionale ed infine mondiale, basato, come indicava il primo congresso dell’Internazionale Comunista, sul potere dei soviet (consigli) dei lavoratori.
2. la necessità di riaffermare la definizione contenuta nel Programma di Transizione di ogni governo sedicente progressista (fronti popolari, centro sinistra, sinistra riformista, nazionalisti borghesi o piccolo-borghesi) come blocco con la borghesia “democratica”, che riduce il partito del proletariato ad appendice del capitale.
3. il riconoscimento che la restaurazione del capitalismo in Russia, Cina e nella quasi totalità degli ex Stati operai degenerati/deformati da parte della burocrazia stalinista (come previsto da Trotsky) ha cambiato il quadro della situazione mondiale. Ciò con la nascita di due nuovi Stati imperialisti (o in ogni caso grandi potenze) che si scontrano con le vecchie potenze imperialiste per il controllo dei mercati del mondo, in primis, ma non solo, in Africa, Medio Oriente, America Latina ed Asia del Sud. Di fronte a tale scontro e quando esso assuma caratteri diretti, la posizione dei rivoluzionari conseguenti deve essere quella del disfattismo bilaterale e quella del tentativo di trasformare la guerra imperialista in guerra civile contro la borghesia e i suoi governi, secondo le indicazioni di Lenin nella Prima guerra mondiale. I marxisti rivoluzionari rigettano ogni tipo di campismo.
4. l’elaborazione di una strategia anticapitalistica basata su rivendicazioni transitorie e sul metodo transitorio, cioè un metodo che crei un ponte tra le rivendicazioni attuali e il programma della rivoluzione socialista. Questo ponte deve consistere in un sistema di rivendicazioni transitorie che partano dalle condizioni attuali e dal livello di coscienza attuale di larghi strati della classe operaia e portino invariabilmente a una sola conclusione: la conquista del potere da parte del proletariato.
L’accordo reale su questi punti può portare alla rifondazione dell’Internazionale, che non potrà che basarsi, fin dalla sua costituzione, sul centralismo democratico, che non è un obbiettivo da raggiungere, ma la base unica ed indispensabile di funzionamento di ogni organizzazione realmente marxista rivoluzionaria.