International Trotskyist Opposition
Opposizione Trotskista Internazionale

Capitalismo, democrazia ed elezioni USA 2024

Peter Solenberger

In tutte le principali elezioni statunitensi, il coro di liberali, socialdemocratici, stalinisti e poststalinisti esorta a votare per i candidati del Partito Democratico. “I democratici hanno i loro difetti”, dicono, “ma una vittoria repubblicana sarebbe un disastro”.

Quest’anno il coro è più forte che mai. “È in gioco la democrazia!”, dicono i sostenitori del voto per i democratici. Ma è vero? L’elezione di Donald Trump distruggerebbe la democrazia negli Stati Uniti? L’elezione di Kamala Harris lo impedirebbe? In realtà, nessuna delle due asserzioni è vera.

Negli USA le ezioni sono divenute sempre più polarizzate negli ultimi trent’anni. Il Partito Repubblicano si è fatto sempre più stridente nella sua retorica sull’immigrazione, la criminalità, l’aborto, il gender, le tasse, i vincoli governativi “che ammazzano il lavoro”, e le élite liberali “woke”. Il Partito Democratico si è presentato principalmente come il partito moderato, il partito del “loro no”, il partito del mantenimento dello status quo. La campagna di Bernie Sanders del 2016 è stata solo una parentesi.

I democratici sono il male minore, rispetto ai repubblicani, ma a parte la retorica, poco è cambiato dall’amministrazione Trump a quella Biden. La politica del governo è rimasta in gran parte la stessa, non solo per quanto riguarda il militarismo, la guerra e l’economia, ma anche per quanto riguarda la polizia, l’immigrazione e l’ambiente.

Nonostante l’aumento della polarizzazione, la democrazia rimane il miglior involucro possibile per il governo capitalista, e il sistema bipartitico funziona bene per i padroni. Il governo può fare solo ciò che la classe dominante vuole che esso faccia, e l’alternanza tra democratici e repubblicani intrappola i lavoratori nella continua ricerca del male minore.

I rivoluzionari dovrebbero sfruttare il momento didattico delle elezioni per educare i lavoratori alla trappola del male minore dei capitalisti, alla necessità di un partito operaio di massa, al nostro programma per quel partito, ai limiti della politica elettorale e alla necessità di un’azione di massa per resistere efficacemente.

Non dovremmo entrare in dispute con i lavoratori sul come votare, ma dovremmo raccomandare ai lavoratori politicamente avanzati che vogliono andare oltre la ricerca del male minore di votare per un candidato verde, indipendente o altri candidati non capitalisti, piuttosto che astenersi passivamente.

DEMOCRAZIA E FASCISMO

Una parte della sinistra statunitense dipinge le elezioni del 2024 come una battaglia tra democrazia e fascismo. Entrambi i termini devono essere esaminati. In Stato e rivoluzione, Lenin, citando Engels, descrive la democrazia come “il miglior involucro possibile per il capitalismo”:

Nella repubblica democratica — continua Engels — “la ricchezza esercita il suo potere indirettamente, ma in maniera tanto più sicura”, in primo luogo con la “corruzione diretta dei funzionari” (America), in secondo luogo con “l’alleanza tra governo e Borsa” (Francia e America).

Nel momento attuale, l’imperialismo e il dominio delle banche “hanno sviluppato” sino a farne un’arte raffinata, in qualsiasi repubblica democratica, questi due metodi di difesa e di realizzazione dell’onnipotenza della ricchezza. […]

La repubblica democratica è il migliore involucro politico possibile per il capitalismo; per questo il capitale, dopo essersi impadronito […] di questo involucro – che è il migliore – fonda il suo potere in modo talmente saldo, talmente sicuro, che nessun cambiamento, né di persone, né di istituzioni, né di partiti nell’ambito della repubblica democratica borghese può scuoterlo.

Il fascismo è un movimento reazionario di massa con componenti politiche, sociali, culturali, elettorali e paramilitari. Si basa su settori della popolazione che si sentono minacciati dalla crisi economica e dai cambiamenti sociali, in particolare la classe media, ma anche settori della classe operaia. Utilizza una demagogia razzista, sciovinista, xenofoba e sessista. Promette di rendere di nuovo grande la nazione e il suo popolo.

Storicamente, i capitalisti si sono rivolti al fascismo per schiacciare il movimento operaio durante le gravi crisi in cui la classe operaia si solleva e il miglior guscio possibile dei capitalisti non è in grado di contenere la rivolta. Se una leadership timida fa vacillare i lavoratori, i fascisti colgono l’occasione.

Il ricorso al fascismo è rischioso per i capitalisti. I fascisti hanno interessi e basi proprie, che li rendono, nel migliore dei casi, un parassita pericoloso e costoso. Possono provocare una rivoluzione operaia e perdere. Se vincono, possono portare il paese al disastro. I capitalisti non sceglieranno questa strada se non quando temeranno, in caso non la scegliessero, di perdere tutto.

IL SISTEMA POLITICO STATUNITENSE

Il sistema politico degli Stati Uniti è stato progettato e perfezionato per far sì che l’azione del governo si limiti solo a ciò che vuole la classe dirigente, ovvero ciò che vuole la totalità o la maggioranza della classe dirigente.

Gli Stati Uniti hanno tre livelli di governo: il governo federale, i cinquanta governi statali e migliaia di governi locali. All’interno di ogni unità governativa, i rami legislativo, esecutivo e giudiziario hanno poteri separati. Possono controllarsi e bilanciarsi a vicenda, come dicono i libri di scuola. I rami esecutivi hanno burocrazie permanenti di vario tipo, tra cui la polizia e l’esercito, che possono minare le decisioni democratiche.

Il Presidente degli Stati Uniti è scelto dal Collegio elettorale, non dal voto popolare. Ogni Stato ha un numero di elettori pari al numero di membri della Camera dei Rappresentanti e del Senato. Nella maggior parte degli Stati, il partito che vince la maggioranza del voto popolare ottiene tutti gli elettori. Nel 2016 Hillary Clinton ha vinto il voto popolare con tre milioni di voti, ma ha perso il Collegio elettorale. Nel 2020, Joe Biden ha dovuto vincere il voto popolare con sette milioni di voti per vincere il Collegio elettorale.

La Camera dei Rappresentanti dovrebbe essere il ramo più democratico del governo federale, eppure raramente riesce ad approvare leggi progressive. Il Senato è meno democratico, con due senatori per ogni Stato, indipendentemente dalle dimensioni, e regole che richiedono una supermaggioranza del 60% per approvare tutte le leggi tranne quelle di routine. Tuttavia, il Senato serve spesso a moderare le misure reazionarie adottate dalla Camera.

La Corte Suprema è il ramo meno democratico del governo federale. I suoi nove giudici, nominati dal Presidente con l’approvazione del Senato, restano in carica a vita. Eppure la Corte Suprema ha ripetutamente avviato riforme che il Presidente e il Congresso non hanno avuto il coraggio di avviare, dalla desegregazione scolastica negli anni Cinquanta al diritto all’aborto nel 1973, fino al matrimonio omosessuale nel 2015.

Con la nomina di tre giudici da parte di Donald Trump durante il suo primo mandato, la Corte è tornata al suo precedente ruolo di blocco delle riforme. Un sistema disfunzionante da cima a fondo, tranne quando la classe dirigente vuole agire.

DEMOCRATICI E REPUBBLICANI

A questa struttura si sovrappone il sistema bipartitico. I democratici e i repubblicani sono entrambi partiti capitalisti. Dipendono dalle donazioni dei capitalisti e dal riconoscimento dei media capitalisti. I loro politici di punta fanno la spola tra il governo, l’esercito, le imprese e il mondo accademico. Se non sono già ricchi personalmente quando entrano in politica, lo diventano rapidamente.

Sin dall’amministrazione di Woodrow Wilson del 1912-20, i democratici si sono posizionati come il partito capitalista liberale, o di centrosinistra, mentre i repubblicani si sono posizionati come il partito capitalista conservatore, o di centrodestra. Il loro terreno comune è l’agenda della classe dominante, che da oltre quarant’anni è l’imperialismo neoliberista.

Ci sono differenze tra i due partiti capitalisti. I democratici sono favorevoli a un maggiore intervento del governo per promuovere l’occupazione, ridurre la povertà e proteggere l’ambiente. Sono più favorevoli ai diritti civili, ai diritti riproduttivi e ai diritti LGBTQ+. Sono favorevoli al multilateralismo in politica estera.

I repubblicani sono favorevoli a tasse più basse, a una minore regolamentazione governativa e a lasciare le questioni economiche al mercato e quelle politiche ai singoli stati (e non al governo federale). Hanno un’ala isolazionista che vuole una politica estera ispirata all’“America first”. Proiettano un’immagine di legge e ordine, e proclamano le virtù del matrimonio, dei nuclei famigliari e della religione.

Il sistema bipartitico riduce la maggior parte delle differenze alla retorica. I democratici hanno controllato la presidenza, la Camera e il Senato con le elezioni del 1992, 2008 e 2020, senza cambiare nulla di fondamentale. I repubblicani hanno controllato la presidenza, la Camera e il Senato nel 2000 e nel 2016, e non hanno cambiato nulla di fondamentale. Negli altri anni, l’amministrazione è stata divisa, e ha potuto realizzare ben poco.

Le amministrazioni Trump e Biden hanno aumentato la spesa militare annuale a oltre 750 miliardi di dollari di spesa diretta e 1.500 miliardi di dollari di spesa totale (diretta e indiretta). Le amministrazioni hanno stanziato 3,5 trilioni di dollari ciascuna per contrastare la pandemia di Covid e lo sconvolgimento economico che ha causato. Trump ha imposto ingenti dazi sulle merci cinesi per aiutare la produzione statunitense a competere. Biden ha mantenuto le tariffe e ha aggiunto 1.000 miliardi di dollari di sussidi “buy American”.

Nonostante una retorica più umanitaria, l’amministrazione Biden ha attuato le politiche dell’amministrazione Trump per rendere chiuso il confine degli Stati Uniti con il Messico e tenere lontani i richiedenti asilo. I due partiti cercano di superarsi a vicenda sul sostegno a Israele.

KAMALA HARRIS E DONALD TRUMP

Le elezioni del 2020 hanno registrato la più alta affluenza alle urne dal 1952. Un terzo degli aventi diritto al voto ha scelto di non esercitare il suo diritto. Poco più di un terzo ha votato per Biden. Poco meno di un terzo ha votato per Trump. Le elezioni presidenziali del 2024 si preannunciano con un margine di risultato ancora più stretto.

I non votanti sono per lo più disillusi. Non hanno fiducia in nessuno dei due partiti, non credono che il governo agirà nel loro interesse, ripongono la loro fiducia unicamente in se stessi, nella famiglia e negli amici.

La base tradizionale dei democratici fin dagli anni ’30 è costituita da lavoratori sindacalizzati, neri, latinos e altre persone di colore, liberi professionisti e capitalisti illuminati. Questa base si è frammentata, poiché il partito ha abbracciato il neoliberismo e si è spostato a destra. Alcuni elettori democratici credono alla retorica del partito; la maggior parte vede Harris e i democratici come il male minore, soprattutto per quanto riguarda l’aborto.

La base repubblicana tradizionale è costituita da grandi capitalisti, manager, piccoli imprenditori, agricoltori e lavoratori delle periferie e delle piccole città. Alcuni elettori repubblicani sono razzisti, xenofobi, autoritari e persino fascisti. Ma la maggior parte vede Trump e i repubblicani come il male minore, in base alla percezione dei loro interessi economici e alle loro opinioni sull’aborto e su altre questioni.

Una seconda amministrazione Trump renderebbe la politica degli Stati Uniti ancora più incattivita, ma il principale effetto pratico sarebbe sul diritto all’aborto. Con la sentenza Roe v. Wade del 1973, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso che la Costituzione dà alle donne il diritto di abortire fino alla vitalità fetale. Nel 2022, la Corte Suprema, con tre giudici nominati da Trump, ha rovesciato questa decisione.

La battaglia si è ora spostata nei singoli Stati. Un terzo degli Stati vieta l’aborto, un altro sesto lo consente in circostanze limitate, la metà di essi lo protegge. Le donne negli Stati che vietano l’aborto si recano in altri Stati per abortire, se hanno le risorse per farlo, oppure ricorrono ad aborti medici attraverso reti che aggirano i divieti. In alcuni Stati in cui i legislatori hanno emanato dei divieti, i cittadini hanno lanciato dei referendum per annullarli.

È improbabile che una seconda amministrazione Trump sia in grado di emanare un divieto di aborto a livello nazionale, dal momento che una maggioranza sostanziale della popolazione è favorevole al diritto all’aborto. Ma l’amministrazione potrebbe interferire con la distribuzione di mifepristone e misoprostolo, rendendo più difficile l’aggiramento delle leggi statali.

LA NECESSITÀ DI UN PARTITO DEI LAVORATORI DI MASSA

La guerra genocida di Israele contro Gaza, la pulizia etnica della Cisgiordania, l’attacco al Libano e l’escalation con l’Iran hanno mostrato a molti non solo la natura coloniale del sionismo, ma anche la complicità degli Stati Uniti in tutto ciò che Israele fa. L’opinione popolare si è sostanzialmente spostata dall’essere filoisraeliana a essere filopalestinese.

Gli elettori progressisti si trovano in una posizione difficile. Dovrebbero votare per Harris per proteggere il diritto all’aborto, sapendo che lei sostiene il genocidio di Israele? O dovrebbero rifiutare di acconsentire al genocidio e rischiare un’ulteriore restrizione del diritto all’aborto? Non c’è modo di uscire da questo dilemma rimanendo all’interno del sistema bipartitico.

Il problema è più generale. I lavoratori vogliono un lavoro, una pensione, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, del tempo da trascorrere con le persone che amano e l’opportunità di perseguire i propri interessi. La maggior parte di loro è favorevole alla parità di diritti e di opportunità. Vogliono un ambiente pulito.

Dubitano che queste cose siano possibili, perché non le hanno mai viste, e i politici e i media dicono loro che sono impossibili da ottenere. Inseguono quello che percepiscono come il male minore, poiché non vedono la strada per qualcosa di meglio.

All’inizio degli anni ’90, il Labor Party Advocates (LPA) aveva uno slogan accattivante: “I padroni hanno due partiti. A noi serve uno per noi”. Questo punto di vista era condiviso dalla maggior parte dei militanti della sinistra di classe nel mondo del lavoro e dai leader di alcuni sindacati, tra cui l’Oil, Chemical and Atomic Workers (OCAW), lo United Electrical Workers (UE), l’International Longshore and Warehousemen’s Union (ILWU), la California Nurses Association (CNA), e altri.

Un congresso tenutosi nel giugno 1996 ha dato vita al Labor Party, guidato da questi sindacati. Il congresso ha adottato un programma socialdemocratico che, incoerentemente, non includeva il diritto all’aborto. Un congresso del 1998 ha rettificato la situazione.

Il Labor Party ha adottato quello che ha definito un “nuovo modello organizzativo per la politica”. Il modello consisteva nel “costruire il potere” prima che il partito presentasse i propri candidati alle elezioni. Questo linguaggio nascondeva un compromesso in base al quale i sindacati principali concedevano ai sindacati vicini al LPA di divertirsi nel loro parco giochi, a patto che non presentassero effettivamente candidati contro il Partito Democratico. Non avendo alcuna vera utilità, il Labor Party si è presto affievolito, dissolvendosi nel 2007.

Questo schema si è ripetuto più volte nei sindacati, nei movimenti sociali e nelle organizzazioni politiche socialdemocratiche, compresi i DSA (Democratic Socialists of America) resuscitati a nuova vita. Essi concedono al Partito Democratico il monopolio della rappresentanza politica. I loro leader sostengono che non è possibile fare altro. Questo rende i democratici il male minore rispetto ai repubblicani, il che porta quasi tutti gli attivisti a votare per loro. Una profezia che si autoavvera.

CHE TIPO DI PARTITO DEI LAVORATORI?

Il fondo di verità nel modello di costruzione del potere prima di correre alle elezioni è che non c’è modo di vincere le elezioni negli Stati Uniti senza avere un potere extraparlamentare. Il potere dei capitalisti è la loro ricchezza e il controllo che questa dà loro sulla vita politica. I partiti capitalisti spenderanno 12 miliardi di dollari per le elezioni del 2024, due miliardi solo per le elezioni presidenziali [si terranno elezioni anche per rieleggere la Camera dei Rappresentanti, un terzo dei seggi del Senato e numerose altre cariche locali, ndt]. Nemmeno i sindacati sono in grado di eguagliare questa cifra, per non parlare degli svantaggi derivanti dal mancato controllo dei media e dell’amministrazione.

L’azione di massa potrebbe superare l’impasse: costruire sindacati e altre organizzazioni di massa, organizzare manifestazioni, scioperi e occupazioni. Queste potrebbero creare una situazione in cui i capitalisti dovrebbero scegliere tra l’abbandono della democrazia e l’attuazione di riforme elettorali e di altro tipo che permettano a un partito dei lavoratori di poter competere efficacemente.

Ai capitalisti ciò non piacerebbe, e potrebbero provare ad impedirlo dapprima con misure autoritarie. Ma in tutti gli altri paesi capitalistici avanzati, i padroni hanno imparato da tempo a convivere con i partiti operai borghesi, cioè con partiti con una base operaia e con una linea politica di riforma del capitalismo attraverso l’azione di governo.

I rivoluzionari dovrebbero sostenere anche un partito operaio riformista come passo avanti per la classe operaia statunitense. Ma noi proponiamo per questo partito un programma di transizione anticapitalista: un programma per il lavoro, la sanità, l’istruzione, l’abolizione della polizia e delle carceri, i diritti riproduttivi, i diritti LGBTQ+, i tagli drastici alle spese militari, la pace e una giusta transizione verso l’energia pulita, l’industria, i trasporti, l’edilizia e l’agricoltura, che solo un governo dei lavoratori potrebbe attuare.

Proponiamo che questo partito non si limiti a partecipare alle elezioni, ma mobiliti i lavoratori per affrontare i capitalisti e il loro governo, per difendere il movimento operaio, per costruire consigli e altri organi del potere operaio e della democrazia operaia, al fine di istituire un governo operaio.

In Gran Bretagna, in Canada e in molti altri Paesi, il livello di lotta in cui la classe lavoratrice ha ottenuto una rappresentanza politica era troppo basso perché il partito dei lavoratori potesse essere rivoluzionario fin dalla nascita. Se questo si rivelerà essere anche il caso degli Stati Uniti, i rivoluzionari si troveranno sul terreno già noto della lotta al riformismo.

Tutto questo, ovviamente, è musica del futuro. Non accadrà nel 2024. Ma i rivoluzionari dovrebbero alzare lo sguardo e impegnarsi fin da ora su questo.

LA TATTICA ELETTORALE MARXISTA

I marxisti, a partire da Karl Marx e Friederich Engels, hanno visto le elezioni come un momento in cui i lavoratori sono più concentrati del solito sulla politica, un momento in cui i comunisti dovrebbero presentare le loro opinioni. Come spiegarono Marx ed Engels nel 1850 nell’Indirizzo del Comitato Centrale alla Lega dei Comunisti:

A questo proposito il proletariato deve curare: 1) Che per nessun cavillo di autorità locali o di commissari del governo sia escluso, sotto nessun pretesto, un certo numero di operai. 2) Che dappertutto, accanto ai candidati democratici borghesi, siano presenti candidati operai, i quali dovranno il più che è possibile essere scelti fra i membri della Lega e per la cui elezione si deve lavorare con tutti i mezzi. Anche là dove non esiste nessuna speranza di successo, gli operai debbono presentare i loro candidati, per salvaguardare la loro indipendenza, per contare le proprie forze, per manifestare pubblicamente la loro posizione rivoluzionaria e il punto di vista del partito.

Quando un partito rivoluzionario non può presentare i propri candidati, o decide di non farlo per ragioni tattiche, il sostegno critico ai candidati di altri partiti può essere un modo per promuovere le proprie idee. La spiegazione più famosa di questa politica è quella di Lenin nel capitolo “Il comunismo di sinistra in Inghilterra”, tratto da L’estremismo, malattia infantile del comunismo.

Oggi negli Stati Uniti non esistono partiti rivoluzionari in grado di organizzare una campagna elettorale a livello nazionale. Alle elezioni presidenziali del 2024, gli unici candidati non filocapitalisti sulla scheda elettorale nella maggior parte degli Stati sono Jill Stein del Partito Verde e Cornel West, un nero della sinistra radicale che corre da indipendente. Nel 2012 Jill Stein ha ottenuto 0,47 milioni di voti, nel 2016 ha ottenuto 1,45 milioni.

Stein e West hanno essenzialmente lo stesso programma socialdemocratico. Sono candidati piccolo-borghesi, cioè interclassisti, non candidati di un partito dei lavoratori. Ma non sono capitalisti, e il loro programma si colloca a sinistra di qualsiasi partito del Nouveau Front Populaire (NFP) in Francia.

I dirigenti del Partito Democratico preferirebbero che la sinistra votasse per i democratici. Ma la loro preoccupazione maggiore è quella di preservare il monopolio della rappresentanza politica. Finché lo avranno, la logica del male minore intrappolerà la maggior parte degli attivisti a sostenerli. “Non competere alle elezioni” è la loro linea rossa con i sindacati e i movimenti.

Per i rivoluzionari e gli anticapitalisti, la scelta tattica è quella di sostenere il voto per Stein o West o di astenersi. Io sono favorevole a sostenere il voto per Stein o West, per incoraggiare i sindacalisti, gli attivisti dei movimenti, i DSA — e, prima o poi, le loro organizzazioni — a superare la linea rossa imposta dai democratici.