International Trotskyist Opposition
Opposizione Trotskista Internazionale

Le ragioni della ricostituzione dell’OTI: bilancio e prospettive del raggruppamento marxista rivoluzionario

Approvato dalla Conferenza Internazionale di ricostituzione della Opposizione Trotskista Internazionale (Rimini, 29 ottobre — 1° novembre 2022)

Il Movimento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (MRQI) — poi Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI) col Congresso di Buenos Aires del 2004 — nacque nel 1997 attorno all’“Appello di Genova” dall’aggregazione dell’OTI, del Partito Obrero (PO) argentino e delle organizzazioni latino-americane a questo collegate — in primo luogo il Partito della Causa Operaia (PCO) del Brasile e il Partito dei Lavoratori (PT) dell’Uruguay — e del Partito Operaio Rivoluzionario di Grecia (EEK). Cui si aggiunse successivamente il Partito Operaio Rivoluzionario di Turchia (DIP) e la piccola Lega Operaia Marxista di Finlandia. Per l’OTI si trattò di una concretizzazione del metodo del raggruppamento rivoluzionario: un raggruppamento fondato su comuni basi di principio, larghe ma discriminanti, attorno alle quali unire tutte le forze che le condividono. Lo stesso metodo leninista col quale furono costruite la Terza Internazionale comunista e la Quarta Internazionale delle origini.

L’Appello di Genova indicava infatti come base di raggruppamento non la storia o le specifiche analisi di questa o quella organizzazione, ma quattro linee programmatiche comuni: l’indipendenza di classe contro ogni politica di fronte popolare; la prospettiva della dittatura proletaria come potere dei consigli dei lavoratori, contro ogni illusione di “democrazia progressiva” o adattamento a regimi burocratici; la centralità nell’intervento politico del programma transitorio, contro ogni ripiegamento minimalistico; la necessità di ricostruire su tali basi la Quarta Internazionale, come partito mondiale della rivoluzione socialista, contro ogni visione federalistica o nazional trotskista. Il fatto che su queste basi si unissero organizzazioni trotskiste di diversa storia e provenienza rappresentava un fatto di controtendenza rispetto alla dinamica di frammentazione delle internazionali frazione, costruite attorno alla tradizione di una casa madre. Una dinamica purtroppo storicamente dominante nel campo internazionale anti-pablista.

In questo quadro, l’OTI decise il proprio scioglimento col Congresso internazionale del 2004. Non un arretramento, ma l’investimento in un raggruppamento rivoluzionario più ampio in direzione della rifondazione della Quarta internazionale.

Il CRQI non ha sviluppato le proprie potenzialità positive. Contrariamente agli impegni assunti al congresso di Buenos Aires del 2004 la direzione altamirista del PO (altamirista da Jorge Altamira, suo principale dirigente all’epoca) ha bloccato lo sviluppo del CRQI su basi centraliste democratiche, opponendosi alla convocazione del secondo Congresso, e più in generale impedendo progressivamente lo stesso confronto democratico tra le organizzazioni e i militanti del CRQI (circolazione e traduzione dei documenti, confronto di posizioni politiche reali senza stravolgimenti, relazioni di reciproco rispetto). Nei fatti il CRQI è stato travolto da una pratica federalista autocentrata attorno a una sezione nazionale dominante e al suo principale e dominante dirigente.

La nostra corrente (il PCL e l’ex OTI) non solo non ha mai accettato questa deriva ma l’ha apertamente contrastata con determinazione, chiedendo la convocazione del secondo congresso del CRQI, il recupero della prospettiva irrinunciabile del centralismo democratico internazionale, il ritorno a relazioni corrette. Presentando in tutte le riunioni degli organismi del CRQI dichiarazioni e testi a tale proposito e denunciando senza paure e moderazione la gestione “anarco-bonapartista” di Jorge Altamira. La sezione greca (EEK) e la sezione turca (DIP), per una certa fase hanno parzialmente appoggiato la richiesta del PCL, in particolare la convocazione del secondo congresso.

Ma la rigida indisponibilità di Jorge Altamira, ed anzi la drammatizzazione dell’attacco da lui portato al nostro partito, anche con l’uso di smaccate falsificazioni, le hanno condotte prima ad arretrare, poi a subordinarsi alla direzione del PO. Sino all’“espulsione” amministrativa del PCL dal CRQI (2017), da parte del solo PO altamirista, mentre le altre organizzazioni si dichiaravano contrarie, ma non facevano nulla per opporsi realmente.

La lunga permanenza del PCL nel CRQI, nonostante la sua progressiva paralisi e la gravità delle torsioni bonapartiste di Jorge Altamira, è stata determinata da tre fattori, tra loro combinati. La volontà di evitare la logica di scissione e frammentazione dell’unica aggregazione nata da un reale processo di raggruppamento rivoluzionario; la ricerca di ogni tentativo possibile per salvarlo; la perdurante caratterizzazione del PO come organizzazione trotskista conseguente sul piano del programma e dell’intervento nella lotta di classe, unita alla consistenza delle sue forze e all’importanza potenziale del suo ruolo per la rifondazione della Quarta Internazionale. La recente scissione del PO compiuta da Jorge Altamira, e la conseguente disgregazione del CRQI, confermano la natura personalistica della gestione precedente del PO e del CRQI, denunciata e contrastata dal PCL. Ma anche la capacità del PO di reggere la scissione, conservando la grande maggioranza della propria forza e rilanciando la propria iniziativa in Argentina. Il successo elettorale del Frente de Izquierda y de Trabajadores — Unidad (FIT-U) argentino è oggi anche un riflesso della forza e della tenuta del PO. Il FIT include, oltre al PO, al Partito de los Trabajadores Socialista (PTS) e a Izquierda Socialista (IS), anche il Movimento Socialista dei Lavoratori (MST).

Il fallimento dell’esperienza del CRQI non ha bloccato la nostra iniziativa internazionale.

Sulla base delle risoluzioni del 3° e 4° Congresso del PCL e della sua Conferenza Internazionale del 2019 — e sulla base della consultazione con i compagni ex-OTI fuori dall’Italia — la iniziativa internazionale della nostra corrente si è sviluppata in molteplici direzioni, in rapporto ai fatti nuovi intervenuti nel campo del movimento trotskista internazionale, e in continuità con la politica del raggruppamento rivoluzionario. In particolare:

  • Il PCL ha tratto un bilancio critico dell’esperienza del CRQI e delle responsabilità di Jorge Altamira, con l’invio di un testo polemico indirizzato a tutte le organizzazioni del CRQI e alla platea più larga dei loro militanti. Sviluppando parallelamente una polemica forte con il DIP per la sua capitolazione ai metodi antidemocratici di Altamira, ed anche per la recente evoluzione delle sue posizioni in direzione “semi campista” in ordine alla Russia e alla Cina e ai conflitti internazionali tra le potenze.

  • Il PCL ha incontrato a Parigi il responsabile internazionale della Frazione Trotskista — Quarta Internazionale (PTS argentino, FT-QI) in Europa (Juan Chingo) per verificare l’attendibilità dell’appello internazionale promosso dalla FT nel 2013 e poi rinnovato nel 2016, rivolto formalmente alle organizzazioni del FIT argentino, del CRQI e della opposizione di sinistra interna al SU, per la creazione di un Movimento Internazionale per la Rivoluzione Socialista (Quarta Internazionale). La verifica è stata negativa. Dall’incontro non è emersa da parte della FT alcuna reale volontà di dar seguito al suo stesso appello, ridotto a una delle tante manovre propagandiste della sua frazione internazionale. Una lettera del PCL successiva rivolta alla FT, che formalizzava la critica e proponeva una interlocuzione non ha ricevuto risposta. Complessivamente la FT conferma il proprio profilo di internazionale frazione autocentrata. La scissione dei suoi sostenitori dal nostro partito nel 2017 e poi quella recente con il NPA della sua sezione francese, al fine di impedire la possibile conquista della maggioranza della NPA da parte dell’insieme delle opposizioni di sinistra presenti al suo interno, conferma questa caratterizzazione autocentrata di tipo settario. Ciò accompagnato anche da una evidente svolta a destra, con l’acquisizione teorica e strategica di un gramscismo d’accatto e largamente fasullo, e un democraticismo espresso dalla rivendicazione in ogni paese del mondo, indipendentemente dalla situazione, dell’obbiettivo centrale di una Assemblea costituente. In ogni caso, al di là dei limiti sopracitati, la FT continua a porsi sul terreno del trotskismo conseguente, e quindi in prospettiva può far parte di un processo di raggruppamento più largo finalizzato alla rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria.
  • Il PCL ha incontrato a Roma il principale dirigente internazionale della Unione Internazionale dei Lavoratori — UIT (Sorans), ospite successivamente con altri della Conferenza internazionale del PCL nel 2019. L’incontro ha confermato l’impianto identitario della UIT attorno alla propria tradizione ortodossamente morenista quale principio fondativo della corrente. Ciò è emerso nitidamente dalla conferma ed esplicita rivendicazione da parte del compagno Sorans di tutte le scelte internazionali compiute da Nahuel Moreno, incluso il sostegno a Batista contro Castro. Al di là del merito di tali posizioni, è la logica dell’internazionale frazione. Questo non preclude il possibile coinvolgimento della UIT in un processo di rifondazione più ampia dell’Internazionale rivoluzionaria. Ma non può essere la UIT lo strumento di raggruppamento rivoluzionario internazionale e dunque la nostra tendenza internazionale di riferimento.
  • In occasione della Conferenza internazionale del PCL nel 2019 è stata ospitata una delegazione del piccolo gruppo della Tendenza Comunista Rivoluzionaria Internazionale (RCIT), rivelatisi una organizzazione ultra-settaria sul terreno della rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria, unicamente interessata a conquiste individuali da altre formazioni. La sua recente assunzione di posizioni reazionarie sul tema della pandemia, per di più assunte come linea discriminante, priva di ogni interesse questo gruppo. Questo al di là della sua corretta caratterizzazione di Russia e Cina come paesi imperialisti, e della positività di alcuni contributi teorici al riguardo.
  • I sostenitori delle prospettive dell’OTI in Europa (al di fuori dell’Italia) e negli Stati Uniti hanno assistito gli sforzi di raggruppamento del PCL e, oltre al loro lavoro nazionale, hanno diviso il lavoro per mantenere e sviluppare relazioni internazionali per rafforzare la corrente dell’OTI e la sua capacità di contribuire alla rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria. Queste relazioni includono i rapporti con compagni in Danimarca, Gran Bretagna, Scozia, Irlanda, Stati Uniti, Messico e India.

In questo quadro generale l’iniziativa internazionale del PCL si è indirizzata principalmente verso l’opposizione interna al Segretariato Unificato, recentemente configuratasi come Tendenza per un’Internazionale Rivoluzionaria (TIR), e nell’ultima fase verso una ripresa di contatti col PO dopo la scissione di Altamira e la disgregazione del CRQI.

I compagni del PCL (e dell’ex OTI) hanno partecipato ai cinque campi estivi internazionali della opposizione di sinistra del SU, accompagnati in ogni occasione da incontri coi relativi gruppi dirigenti. Su mandato della Conferenza internazionale del PCL e in consultazione con la leadership dell’ex OTI, abbiamo proposto alla TIR l’apertura di un processo di unificazione internazionale su base centralista democratica, alla condizione che la nuova frazione internazionale non sia e non appaia una componente del SU. La risposta è stata negativa, con l’argomento — obiettivamente infondato — della insufficiente chiarificazione politica tra le rispettive organizzazioni. La controproposta che ci è stata avanzata è quella della formalizzazione di “relazioni fraterne e privilegiate”, con incontri periodici e iniziative comuni. Una proposta da noi accettata, come soluzione subordinata, al fine di preservare la relazione con la TIR, ma che implica evidentemente la piena autonomia della nostra iniziativa internazionale, e la continuità della battaglia per il centralismo democratico internazionale.

Dopo la scissione di Jorge Altamira, abbiamo insistentemente ricercato una ripresa di contatto col PO e la riapertura di una discussione. In un primo tempo abbiamo ipotizzato una conferenza di rifondazione del CRQI con l’azzeramento delle “espulsioni” arbitrarie e la partecipazione su basi democratiche di tutti i soggetti coinvolti. Proponendo contestualmente il coinvolgimento della TIR in questo processo di raggruppamento più largo. Verificata la indisponibilità del PO, la disgregazione del CRQI, la deriva semi campista di alcune sue componenti (EEK e DIP), abbiamo abbandonato questa proposta, continuando tuttavia a ricercare l’occasione di un incontro di chiarificazione col PO.

L’incontro si è tenuto a Buenos Aires nel febbraio 2022. Un’importante occasione di confronto politico di merito sull’analisi della situazione mondiale. In particolare, sul punto dirimente della natura della Cina e della Russia, e al tempo stesso di verifica della disponibilità del PO, nella nuova situazione, a riprendere un’iniziativa internazionale sul terreno della rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria. Purtroppo, il confronto ha dimostrato il permanere di importanti divergenze su aspetti centrali della situazione mondiale, e l’assenza di una visione strategica sulla rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria. Tuttavia, il gruppo dirigente del PO, presente all’incontro ai massimi livelli, si è riservato di rispondere previa discussione nel Comitato Centrale rispetto a tre ipotesi da noi suggerite, tra loro non necessariamente alternative: a) un’iniziativa di raggruppamento internazionale promossa dal Partito Obrero, rivolta alle diverse organizzazioni del trotskismo conseguente cui il nostro partito potrebbe associarsi; b) una dichiarazione di relazioni politiche fraterne tra le nostre organizzazioni; c) lo sviluppo di una discussione tra i nostri partiti sui punti di divergenza emersi. Fermo restando il ribadimento da parte nostra che senza un accordo di massima sulla natura imperialista della Cina e della Russia non sarebbe possibile per noi porre il problema di una unificazione in una stessa frazione internazionale. Il PO ha risposto formalmente con una risoluzione del suo Esecutivo nella quale ha ribadito le proprie divergenze sia sulla natura di Cina e Russia sia soprattutto sulla politica di raggruppamento rivoluzionario: dando a questo secondo aspetto la valenza principale e invece derubricando la divergenza su Cina e Russia a una divergenza compatibile con una comune organizzazione centralista democratica. La proposta a noi avanzata dal PO è quella di una “relazione fluida permanente”. Noi accettiamo questa proposta e la continuità della discussione sulle divergenze emerse, anche come misura dello sblocco dei nostri rapporti. Ma rileviamo l’incomprensione dell’importanza della divergenza sulla natura della Cina e della Russia, in particolare nell’attuale scenario mondiale, quale impedimento a nostro avviso alla costruzione di una comune frazione centralista democratica internazionale.

Nello stesso momento abbiamo iniziato una discussione politica con il Nuevo MAS, avendo scoperto che non si tratta della continuità del vecchio MAS, ma di una organizzazione che, pur composta da compagni certo provenienti da quella tradizione (vecchio MAS e PTS), si è costituita all’inizio degli anni 2000 e che già dal 2004 ha pubblicamente dichiarato la sua rottura con la tradizione morenista. Un’organizzazione che sulla questione della natura della Russia e della Cina ha espresso una posizione del tutto corrispondente alla nostra. La discussione ha tuttavia registrato una chiusura sostanziale di tale organizzazione allo sviluppo del confronto, che pure era stato concordato, rivelando un approccio sostanzialmente autoconservativo e settario.

Una unificazione del trotskismo conseguente in Argentina, interne ed esterne al FIT, in uno stesso partito rivoluzionario, sulla base del centralismo democratico, potrebbe dare un impulso straordinario alla rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria nel mondo. Ma ciò implica una assunzione di responsabilità da parte delle organizzazioni disponibili a sostenere onestamente questa prospettiva. Una battaglia probabilmente destinata a scontrarsi con il settarismo e l’opportunismo di altri soggetti, ma necessaria metodologicamente per indicare la prospettiva di rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria (lavoro di massa, ma anche scissioni e fusioni, in primo luogo nelle organizzazioni che si richiamano al trotskismo), e per cercare di attrarre settori importanti di altri partiti, anche sulla base del loro rifiuto del raggruppamento rivoluzionario.

La nostra iniziativa internazionale comunque ha mantenuto e mantiene il filo rosso dell’azione di raggruppamento su base centralista democratica di tutte le organizzazioni marxiste rivoluzionarie conseguenti. Tenendo ferma la barra programmatica e di principio e al tempo stesso contrastando tutte le logiche di internazionale frazione e/o di nazional-trotskismo che in forme diverse continuano a segnare la vita del movimento marxista rivoluzionario, come uno degli aspetti della sua crisi.

La ricostituzione dell’OTI, dopo la disgregazione del CRQI e l’indisponibilità della TIR ad avanzare verso una unificazione centralista democratica, è in funzione di questo lavoro di raggruppamento internazionale, come già era prima del suo scioglimento: in un contesto complessivo del movimento trotskista internazionale che ha visto complessivamente, rispetto a venti anni fa, un ampliamento del campo del trotskismo conseguente, ma anche una cronicizzazione del suo frazionismo interno. Pertanto, oggi più ancora che venti anni fa, l’OTI si dà come compito di contribuire allo sviluppo della politica di raggruppamento rivoluzionario delle forze per la rifondazione dell’Internazionale rivoluzionaria.