4 gennaio 2024
L’Opposizione Trotskista Internazionale (ITO), la Lega per la Quinta Internazionale (LFI), e il Partito Operaio Rivoluzionario (RRP) russo, trovandosi d’accordo sulle prospettive rivoluzionarie per la Palestina, hanno adottato questa dichiarazione congiunta.
La costante oppressione, l’espulsione e le uccisioni dei palestinesi in Israele, Cisgiordania e Gaza hanno nuovamente attirato l’attenzione del mondo attraverso il contrattacco condotto da Hamas e da altri combattenti della resistenza il 7 ottobre e la brutale risposta di Israele – superiore ai suoi precedenti attacchi – contro l’intera popolazione di Gaza. Tutto ciò ha indignato e mobilitato milioni di persone in tutto il mondo contro lo Stato sionista e il supporto incondizionato che riceve dai suoi sostenitori imperialisti e razzisti.
È dovere urgente di tutti i rivoluzionari dare il massimo sostegno a questo movimento mondiale, presentando al contempo una chiara prospettiva rivoluzionaria anticapitalista per il suo sviluppo. A tal fine, presentiamo la seguente dichiarazione e invitiamo tutti coloro che condividono la nostra visione della situazione a unirsi a noi in questo sforzo.
Sionismo e imperialismo
Il sionismo è stato un progetto coloniale fin dalla sua nascita. Il suo obiettivo è quello di espellere la popolazione araba autoctona della Palestina per fare spazio ai coloni ebrei. Una colonia sionista in Palestina sembrava lontana fino a quando l’Olocausto non uccise sei milioni di ebrei europei e lasciò molti degli altri tre milioni alla disperata ricerca di un rifugio. L’antisemitismo impedì alla maggior parte degli ebrei di emigrare negli Stati Uniti e in Europa occidentale. Le organizzazioni sioniste portarono molti di essi in Palestina.
In una delle più grandi tragedie del ventesimo secolo, un popolo terribilmente oppresso, gli ebrei europei, inflisse una terribile oppressione a un altro popolo oppresso, gli arabi palestinesi. Con la Nakba del 1948, i sionisti si impadronirono del 78% della Palestina mandataria e la dichiararono Israele. Le milizie sioniste e l’esercito israeliano espulsero 750.000 palestinesi, e molte altre migliaia fuggirono. La Nakba ridusse la popolazione araba nel territorio rivendicato da Israele da 1.324.000 nel 1947 a 156.000 nel 1948.
Gli imperialismi statunitense ed europeo, alleati di Israele, hanno due interessi primari in Medio Oriente: la sua posizione strategica all’incrocio tra Asia, Europa e Africa e il suo petrolio e gas. Per più di un secolo hanno cercato di dominare la regione attraverso una combinazione di violenza e di contrapposizione tra settori della popolazione locale.
Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, gli Stati Uniti hanno soppiantato la Gran Bretagna e la Francia come potenza imperialista dominante nella regione e sono diventati junior partner. Questo trio ha sponsorizzato monarchi e dittature militari dal Marocco all’Iran e ha trovato il modo di incorporare governi nazionalisti, come quelli di Algeria, Egitto, Siria e Iraq, nel proprio ordine mondiale neocoloniale.
Israele si è dimostrato molto utile nella creazione dell’ordine imperiale neocoloniale, soprattutto dopo aver sconfitto Egitto, Siria e Giordania nella Guerra arabo-israeliana del 1967. Gli Stati Uniti hanno inviato miliardi di dollari in aiuti e armi per costruire Israele come gendarme al centro del mondo arabo. Israele ha anche una funzione politica, in quanto permette agli Stati Uniti di mascherare le proprie operazioni militari, e in quanto aiuta i governi arabi reazionari e compradori a distogliere l’attenzione dal proprio malgoverno a favore di un nemico esterno, Israele.
L’Intifada
Nella Guerra del 1967 Israele conquistò Gaza, la Cisgiordania e le alture del Golan, completando l’occupazione della Palestina dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. Occupò anche la penisola egiziana del Sinai. Nella guerra del 1973, l’Egitto e la Siria combatterono Israele fino a un punto di stallo. L’Egitto riconquistò il Sinai e, nel 1979, riconobbe Israele.
Da allora è emerso uno schema: Israele, sostenuto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati europei, occupa la Palestina; gli Stati arabi protestano ma non fanno nulla; i palestinesi si sollevano periodicamente per opporsi alla loro emarginazione.
La Prima intifada del 1987-1993 ha portato agli Accordi di Oslo, che hanno creato l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) per amministrare la Cisgiordania e Gaza. Gli accordi implicavano una soluzione a due Stati per il conflitto arabo-israeliano in Palestina, ma Israele non ha mai accettato tale soluzione, né una partizione sopportabile per i palestinesi.
La Seconda intifada del 2000-2005 ha costretto Israele a “disimpegnarsi” da Gaza, ritirando le truppe e smantellando gli insediamenti israeliani. Fatah, con sede in Cisgiordania, e Hamas, con sede a Gaza, si sono sfidati alle elezioni legislative palestinesi del 2006. Hamas ha ottenuto la maggioranza, il che ha portato Fatah a dividere l’ANP. Dopo una breve guerra civile, Fatah ha consolidato la sua posizione in Cisgiordania e Hamas ha preso il controllo di Gaza.
L’espansione israeliana
Israele opprime i palestinesi in tutti e tre le zone della sua occupazione di apartheid: Cisgiordania, Gaza e Israele stesso.
Dal 2007 Israele si è ulteriormente espanso in Cisgiordania e sulle alture del Golan. 450.000 coloni israeliani si sono trasferiti in Cisgiordania, 220.000 a Gerusalemme Est e 25.000 sulle alture del Golan. I coloni sono una forza paramilitare armata. Sostenuti dall’esercito israeliano e dalla polizia dell’Autorità Nazionale Palestinese, essi terrorizzano i loro vicini palestinesi e rubano le loro terre.
Israele non ha coloni a Gaza, ma controlla lo spazio aereo del territorio, le sue coste e sei dei suoi sette valichi terrestri. Israele controlla l’approvvigionamento idrico, l’elettricità e le telecomunicazioni di Gaza. L’esercito israeliano mantiene una no-go zone all’interno di Gaza ed entra nel territorio a piacimento. Israele ha dichiarato guerra a Gaza nel 2008-2009 e nel 2014, e ha attaccato i manifestanti non violenti durante la Grande Marcia del Ritorno del 2018-2019.
Israele sostiene di essere una democrazia, ma nega i diritti democratici non solo ai 5,5 milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania e a Gaza, e a un numero simile di rifugiati fuori dalla Palestina, ma anche ai 2,1 milioni di palestinesi che vivono in Israele. Un ebreo che vive in qualsiasi parte del mondo può trasferirsi in Israele e diventare cittadino a tutti gli effetti. Un palestinese la cui famiglia vive in Palestina da molto prima che Israele esistesse non potrà mai diventare cittadino a tutti gli effetti. I palestinesi sono sistematicamente discriminati, esclusi economicamente, e politicamente e trattati come nemici.
7 ottobre
Fin dagli accordi di Camp David del 1978, gli Stati Uniti hanno cercato di convincere i governi degli Stati arabi a normalizzare le relazioni con Israele, nonostante il trattamento riservato ai palestinesi e l’odio che questo trattamento suscita nel popolo arabo. Nel 2020 gli Stati Uniti hanno mediato accordi che hanno normalizzato le relazioni di Israele con Bahrein, Marocco, Sudan ed Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita ha avviato colloqui nella stessa direzione.
L’attacco del 7 ottobre ha fatto saltare i piani israeliani e imperialisti. Dopo un anno di attenta pianificazione, ignorata dalle forze di sicurezza israeliane, i combattenti palestinesi guidati da Hamas hanno superato le difese di confine di Israele e hanno colpito decine di obiettivi militari, oltre ad alcuni civili. Hanno preso centinaia di ostaggi prima di essere costretti a tornare oltre il confine.
Il maltrattamento, la tortura e l’uccisione di civili disarmati, non in età militare, devono essere condannati senza equivoci, anche se riconosciamo che si è trattato, in parte, di un’espressione della rabbia dei palestinesi per i massacri e l’espropriazione del loro popolo da parte di Israele. Ha fatto il gioco della macchina propagandistica sionista che ha disumanizzato i palestinesi e “giustificato” i propri crimini di guerra, di portata maggiore rispetto a quelli di Hamas o delle altre forze di resistenza palestinesi. Ma la maggior parte dell’operazione, compresa la presa di ostaggi, era militarmente legittima.
L’attacco ha interrotto il processo di “normalizzazione” delle relazioni di Israele con gli Stati arabi e musulmani sponsorizzato dagli Stati Uniti, ha mostrato la guerra coloniale latente di Israele contro il popolo palestinese e ha riportato la Palestina all’ordine del giorno nel mondo.
Nelle settimane successive, Israele ha lanciato una guerra genocida contro Gaza. L’esercito israeliano ha bombardato case, ospedali, scuole e centri comunitari, causando un numero di vittime di gran lunga superiore a quello del raid del 7 ottobre. La metà delle vittime sono bambini, una percentuale molto più alta di quella del raid del 7 ottobre. L’esercito israeliano ha accettato un breve cessate il fuoco per lo scambio di prigionieri e ora ha ripreso il suo attacco genocida, spingendo i 2,3 milioni di abitanti in un angolo sempre più piccolo della Striscia di Gaza e minacciando una nuova Nakba.
Solidarietà
L’audacia della resistenza palestinese e la ferocia del contrattacco israeliano hanno rilanciato il movimento di solidarietà con la Palestina in tutto il mondo. Enormi manifestazioni si sono svolte in tutto il mondo arabo, ma anche in Europa, negli Stati Uniti e altrove. Il movimento di solidarietà era stato assopito dal lento strangolamento della Palestina e dalla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele e altri quattro Stati arabi. Il 7 ottobre ha riportato in vita il movimento.
I marxisti rivoluzionari devono partecipare a tutte le azioni di solidarietà. Il cessate il fuoco a Gaza e il ritiro delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), per fermare il genocidio, è la priorità più urgente, ma il movimento di solidarietà deve anche rivendicare aiuti umanitari per Gaza, lo stop all’avanzata dei coloni israeliani in Cisgiordania, la protezione dei diritti degli arabi israeliani e degli ebrei antisionisti in Israele, il diritto al ritorno dei rifugiati e l’interruzione dei legami militari con Israele.
Le azioni in corso comprendono già manifestazioni, disobbedienza civile, eventi pubblici, campagne mediatiche e di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele. Sindacati e altre organizzazioni stanno adottando risoluzioni che chiedono il cessate il fuoco e il taglio degli aiuti militari. In alcuni luoghi, i lavoratori stanno rispondendo all’appello della Federazione Generale Palestinese dei Sindacati (PGFTU) di interrompere la produzione e la spedizione di armi a Israele.
Prospettiva
Sebbene i marxisti rivoluzionari debbano partecipare ad azioni di solidarietà ovunque sia possibile, il nostro ruolo particolare è quello di promuovere nella classe lavoratrice la comprensione della crisi e delle soluzioni.
Questo compito inizia con il dire la verità. Un cessate il fuoco a Gaza è necessario ma non sufficiente, poiché i sionisti continueranno la loro campagna per cacciare i non ebrei dalla Palestina. Un accordo negoziato è impossibile, poiché Israele non cederà abbastanza terra per uno Stato palestinese che sia accettabile e non rinuncerà alla supremazia ebraica per lasciare spazio a una democrazia laica in uno Stato binazionale. Gli imperialismi statunitense ed europeo non costringeranno Israele ad accettare la soluzione dei due Stai, o di uno Stato, poiché hanno bisogno che Israele li aiuti a dominare la regione.
Il capitalismo non ha una soluzione per la Palestina. Le alternative sono o il massacro e l’espropriazione dei palestinesi o l’intervento della classe operaia nella storia.
I lavoratori in Israele potrebbero fermare la società israeliana, dividere l’esercito e impedire ai sionisti di usare le loro armi nucleari. Ma per ora, la grande maggioranza della classe operaia israeliana è fedele al sionismo, e considerano lo sfruttamento in un regime di supremazia ebraica come migliore dello sfruttamento in un regime di assenza di supremazia ebraica. È una vecchia storia negli Stati coloniali. Solo la prospettiva di una Palestina democratica, laica e socialista potrebbe dare loro un motivo per rompere con i loro padroni.
I lavoratori negli Stati Uniti e in Europa potrebbero privare Israele del sostegno economico e militare di cui ha bisogno per perseguire le sue politiche genocide. La simpatia per i palestinesi sta crescendo, perché resistono e soffrono. Potrebbe raggiungere il livello dell’opposizione alla guerra del Vietnam alla fine degli anni Sessanta, che rese impossibile il proseguimento della guerra. I marxisti rivoluzionari e gli altri individui impegnati nel movimento di solidarietà palestinese – tra cui decine di migliaia di ebrei antisionisti e decine di migliaia di sindacalisti – dovrebbero fare tutto il possibile perché ciò accada.
I lavoratori dei Paesi arabi potrebbero rovesciare i loro governi collaborazionisti, costringere gli imperialisti statunitensi ed europei ad abbandonare Israele e offrire alla classe operaia israeliana la prospettiva di un futuro laico e democratico libero dal dominio capitalista e dalla guerra infinita. La Primavera araba ne ha mostrato il potenziale.
Non possiamo sapere come finirà l’ingiustizia del dominio sionista sulla Palestina, e nemmeno se finirà prima che il capitalismo faccia precipitare il mondo in un disastro ecologico o in una guerra nucleare. Quello che possiamo fare è proporre un programma d’azione per cui lottare, che parta da richieste immediate e culmini nell’unica soluzione reale: la rivoluzione dei lavoratori in tutta la regione. Questo è il nostro progetto.
Porre fine all’assalto genocida a Gaza. Cessate il fuoco immediato. Ritiro delle truppe israeliane. Porre fine all’assedio. Aprire i valichi.
Ricostruire le case, gli ospedali, le scuole, le università e le infrastrutture devastate di Gaza a spese di Israele e dei suoi finanziatori imperialisti.
Porre fine all’occupazione sionista della Cisgiordania. Ritirare l’esercito israeliano. Espulsione dei coloni.
Liberare tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Piena uguaglianza per i palestinesi nello Stato israeliano.
Porre fine agli aiuti e alle spedizioni di armi degli Stati Uniti e di altri imperialisti a Israele. Sostenere il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) contro Israele.
Solidarietà con il popolo palestinese e arabo. Nessuna pace con il sionismo e l’imperialismo.
Per la distruzione rivoluzionaria dello Stato sionista. Per una Palestina laica, democratica e socialista dal fiume al mare.
Per il diritto al ritorno di tutti i rifugiati palestinesi. Pari diritti per la maggioranza araba e la minoranza ebraica della Palestina.
Abbasso i capitalisti, i proprietari terrieri, le monarchie e gli Stati arabi, agenti dell’imperialismo. Per l’unità rivoluzionaria del popolo arabo.
Per la rivoluzione proletaria in Medio Oriente e Nord Africa. Per una federazione socialista della regione.